11 | Aligi Sassu
1912 – 2000
BATTAGLIA DI CAVALIERI AL TRAMONTO (LA PAZZIA DI ORLANDO), 1943
olio su tavola, cm 60,5×62,8.
Firmato in basso a destra: Sassu
Firmato, datato e titolato al verso: Aligi Sassu 1943
Battaglia di cavalieri al tramonto Sassu
Provenienza
Milano, Galleria 32;
Milano, Collezione privata;
Brescia, Collezione privata.
Bibliografia
A. Negri, C. Pirovano (a cura di), Sassu. Catalogo generale della pittura. Volume primo 1926-1962, Electa, Milano 2011, n. 1943 2, p. 243 (ill.; con misure errate).
Opera accompagnata da autentica su fotografia
firmata dall’artista.
Stima € 5.000 – 6.000
Per poter inquadrare correttamente la propensione verso la rappresentazione di immagini di battaglia di Sassu è imprescindibile affrontare il contesto storico e le vicende umane che furono profondamente importanti per la definizione della cifra stilistica di questo artista. Figlio di un militante del Partito Socialista, dopo una breve permanenza tra le fila del movimento futurista, divenne antifascista convinto, rifiutandosi di far parte di quella cerchia di artisti compiacenti al regime. In reazione allo stile ufficiale rappresentato dal gruppo “Novecento”, Sassu diede vita alla serie dei nudi rossi contrapponendo alla prospettiva, al plasticismo e alla monumentalità dei personaggi, veloci figure di giovani nudi collocati all’interno di paesaggi primordiali, molto distante dal classicismo sarfattiano. Negli anni Quaranta le tematiche si arricchirono anche di scene mitologiche ed epiche con una tavolozza di colori sempre più di natura quasi espressionista creata attraverso lo studio delle opere dei grandi artisti come Delacroix, Géricault, Gauguin e Van Gogh. Non va dimenticato inoltre che nel 1937, il venticinquenne Sassu venne incarcerato come detenuto politico e condannato a dieci anni per attività sovversiva: uscì, graziato, un anno e mezzo dopo, con quaderni e fogli pieni di disegni di uomini, ciclisti, figure mitologiche, drammi, battaglie e caffè. Il mito e la letteratura quindi assunsero per Sassu non una fuga dalla realtà, come sarebbe facile immaginare, ma un’adesione totale ad essa, perchè come egli scrisse in una lettera del 1937 al padre “gli idei sono morti da lungo tempo e quelli d’oggi sono tutti mortali”.