RENE LALIQUE (Ay 1860 – Parigi 1945)
Sin da ragazzo Renè si dimostrò molto talentuoso nel disegno e si impegnò nello studio di esso già dalla tenera età. A sedici anni, rimasto orfano di padre, venne mandato a bottega presso un orafo, imparando così l’arte che lo fece lavorare per i più importanti gioiellieri parigini. I gioielli di Lalique erano molto apprezzati per lo stile Art Nouveau e per gli eterogenei materiali che vi venivano impiegati; ebbe così successo da riuscire a gestire lui stesso una ditta, e nel 1900 partecipò all’Esposizione Universale di Parigi, durante la quale fu premiato per le sue originalissime creazioni. A partire dal 1890 cominciò a condurre esperimenti sulla produzione del vetro artistico, e a partire dal 1902 aprì una vera e propria linea di produzione vetraria, che pian piano divenne predominante sulla produzione di gioielli. Partendo dall’Art Nouveau, riuscì con successo a traghettare il suo gusto in forme più geometriche e stilizzate, seguendo l’evoluzione dello stile verso l’Art Deco; a partire dal 1920 cominciò inoltre una copiosa produzione di vetri opalescenti, affiancandoli però sempre a quelli così detti “blanc traditional” che prevedevano una pasta semi opaca lattiginosa. Lalique ottenne il suo famoso vetro opalescente modificando l’antica ricetta cinquecentesca veneziana del vetro lattimo: egli aggiunse anche ossido di piombo, fosfati di ossidi di fluoro e alluminio, ed una piccola percentuale di cobalto, che regalava qual magnifico riflesso azzurrino che è possibile notare in alcuni suoi esemplari. Il grado di opalescenza veniva poi modulato a seconda della velocità di raffreddamento del vetro. L’utilizzo del colore – seppur raro – è visibile su alcuni esemplari, dove veniva direttamente immesso nella massa vitrea, e, più frequentemente, veniva invece steso sulla superficie in modo tale da mettere in risalto ulteriormente il decoro a rilievo. Purtroppo alcune di queste patinature, proprio a causa della loro presenza in superficie, possono risultare oggi quasi impercettibili. Nel 1925 partecipò all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi, dove, come abbiamo visto, vi parteciparono anche i fratelli Schneider, e fu inoltre presidente della sezione vetri: uno dei modelli che decise di esporre fu il vaso “Ceylan” detto anche “Huit Perruches” di cui nei prossimi lotti troverete un esemplare. La produzione continuò sotto il suo controllo fino al 1945 (anno della sua scomparsa) ed in seguito successe al figlio Marco per poi essere guidata oggi dalla nipote Marie Claude. Dalla sua morte nella consueta firma “R. Lalique France” venne eliminata la lettera “R”, come tributo alla sua memoria. Tutti i modelli della produzione vennero raccolti da Felix Marcilhac in un monumentale catalogo ragionato di cui per ogni lotto presentato troverete il preciso riferimento.