5 | Lucio Fontana

        1899 – 1968

 

SIRENE, 1937-39

china su carta, cm 21,1×31,1.

Provenienza
Milano, Galleria del Milione (timbro al verso);
Milano, Galleria Falchi;
Milano, Collezione privata.

Esposizioni
Milano, Galleria Falchi, Lucio Fontana, disegni originali, 1930 – 1940, febbraio 1970;

Bibliografia
AA. VV., Lucio Fontana, disegni originali, 1930 – 1940, pieghevole della mostra, Galleria Falchi, Milano 1970 (ill.).

Opera archiviata presso la Fondazione Lucio Fontana, Milano.

 

Stima € 1.500 – 1.800

 

Ogni grande rivoluzione trae la sua forza nella consapevolezza profonda della tradizione, che viene studiata e padroneggiata a tal punto da poter essere deliberatamente superata. Lucio Fontana era convinto dell’utilità dell’esercizio quotidiano che lui praticava con il disegno, sia in solitudine, che alla presenza di una modella che alla domenica veniva a casa per posare. La pratica quotidiana dell’arte era stata familiare a Fontana sin da fanciullo poiché il padre Luigi era decoratore e scultore di grande fama (soprattutto nel campo dell’arte funeraria) e numerose erano le commesse che quotidianamente venivano evase in bottega. Tra il 1930 e il 1940 vi fu un’importante produzione di disegni che lo stesso Fontana motivò con la sua instancabile ricerca di un linguaggio personale e con la necessità di avere un luogo di rifugio e libertà scevro da aspettative. Ma cosa significava disegnare per Fontana? Per capirlo meglio ci viene in aiuto Enrico Crispolti che descrisse così la necessità del maestro:
Per Fontana la pratica del disegno non è quindi un aspetto espressivo marginale della sua personalità,
ma il fulcro delle possibilità immaginative che la sua ininterrotta ricerca, attraverso tale pratica, ha posto in essere a livello concettuale progettuale. Soltanto alcune delle molte eventualità di immagine del disegno sventagliatamente proposte essendo poi realizzate in opere plastiche e pittoriche. Per Fontana il disegno è il campo di esercizio della massima libertà immaginativa, il luogo ininterrotto del suo sorgivo cercare. Accompagna l’opera “maggiore”, plastica e poi soprattutto pittorica.
(cfr. C. Barbato, V. Spata, a cura di, Lucio Fontana. Los Orígines, Mandragora, Firenze 2019, pp. 15-16).
Ecco che quindi linee serpeggianti si dispiegano nei fogli, senza definire mai con certezza solide figure ma facendo intuire fregi, figure femminili o mitologiche: non vi sono contorni inequivocabili e la forma oscilla con agilità tra l’astratto e il figurativo, ora facendo intuire bozzetti di sculture, ora rimanendo puro esercizio d’arte.

 

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