10 | Ercole Barovier
Barovier & Toso
A GROSSE COSTOLATURE, 1942 CIRCA
vaso a forma di conchiglia in vetro pesante leggermente iridato, altezza cm 25, larghezza cm 34.
Provenienza
Milano, Collezione privata.
Bibliografia
M. Barovier, Art of the Barovier glassmakers in Murano 1866 – 1972, Arsenale Editrice, Venezia 1993, n. 121, p. 148 (ill. altro esemplare della serie).
Stima € 800 – 1000
Tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta, Ercole Barovier continuò a spingere la propria ricerca verso la produzione di opere in vetro trasparente o traslucido di spessore crescente, ottenendo così le serie dei “Rostrati” o quella dei vetri “a Mugnoni”. Tra il 1938 e il 1942 comparirono tra i suoi esperimenti anche vasi e coppe che ricordavano la forma della tridacna, ovvero la conchiglia che tipicamente troviamo nelle chiese, utilizzata come acquasantiera: tali vasi, erano realizzati con un vetro di forte spessore ripiegato su se stesso fino a creare una superficie a nervature verticali, dai cui prese il nome l’intera la serie detta “a grosse costolature”. Se infatti tale motivo era costante, non lo erano le forme né il tipo di vetro: alcuni esemplari risultano con piede applicato, altri più schiacciati orizzontalmente, altri sono in vetro sempre traslucido ma velato di leggerissime tonalità pastello (rosa, verde, azzurrino…). Alcuni esemplari (come il nostro), inoltre, hanno la superficie leggermente iridata: tale effetto veniva ottenuto esponendo l’oggetto in fase di lavorazione a vapori di stagno, titanio o altri metalli facendo in modo che si creasse una sottilissima pellicola di ossido che riflettesse la luce in maniera irregolare. La serie “a grosse cotonature” venne pubblicata per la prima volta in una pubblicità della manifattura Barovier & Toso comparsa nel numero di Domus di marzo 1942.