21 | Mario Bionda

        1913 – 1985

 

INVERNO, 1957

polimaterico su tela, cm 114×146.
Firmato in basso a destra: Bionda
Titolato al verso sulla tela: Inverno
Datato al verso sul telaio: 1957

Provenienza
Milano, Galleria del Milione (timbro al verso sul telaio con il n. 7844/1);
Castellanza, Collezione privata (e da qui per discendenza ereditaria).

Esposizioni
Milano, Galleria del Milione, Dipinti di Mario Bionda in una mostra personale, maggio 1958, n. 19; Bologna, Galleria d’Arte Moderna, L’informale in Italia, 30 aprile – 30 ottobre 1983, n. 124.

Bibliografia
AA. VV., Dipinti di Mario Bionda in una mostra personale, «Il Milione. Bollettino della Galleria del Milione», n. 34, maggio 1958, (cit.); R. Barilli, F. Solmi (a cura di), L’informale in Italia, catalogo della mostra, Mazzotta, Milano 1983, n. 124, p. 199 (ill).

Opera accompagnata da autentica su fotografia della Galleria del Milione firmata da Gino Ghiringhelli in data: Milano, 12 giugno 1958 con il n. 7844/1.

Opera registrata presso l’Archivio Generale delle Opere di Mario Bionda con il numero: P.T 57/12.

 

Stima € 8000 – 10000

 

Nato a Torino nel 1913, cominciò il suo percorso a Milano dove si trasferì nel 1939, condividendo le esperienze neocubiste delle giovani generazioni di artisti, per poi orientarsi a partire degli anni Cinquanta, all’informale. Questi anni rappresentarono per Bionda non solo l’esplorazione di una nuova possibilità espressiva ma anche l’inedita attenzione delle gallerie alla sua produzione: a partire dal 1956, infatti, si susseguirono numerose personali con cataloghi introdotti da penne argute come quella di Guido Ballo e Franco Russoli; non mancò neanche una partecipazione alla Biennale che si concretizzò nel 1958 (dove peraltro aveva già esposto all’età di diciassette anni). La pittura di questo periodo, di cui il quadro presentato è un’eccelsa sintesi, aveva abbandonato il ricordo cubista per lasciarsi trasportare da un preciso sentimento “di lirica intensità, di schiva solitudine e di contemplazione” come osservò lo stesso Russoli nell’introduzione al catalogo della mostra tenutasi nel 1958 alla Galleria Il Milione dove il suddetto quadro venne esposto. Questa nuova tensione arrivava anche a modificare gli stessi concreti mezzi espressivi: ecco che Bionda introduceva la sabbia, il gesso e la polvere di alabastro, quasi a voler donare alla tela una nuova densità su cui fosse possibile incidere e scalfire le tonalità sempre severe dei grigi, dei bianchi e degli ocra. Ogni incisione, ogni grumo, ogni densità non è però fine a sé stessa ma lavora nella coralità della tela che conserva come fine ultimo la profonda condizione morale ed espressiva che nel silenzio della materia scava per emergere.

 

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