CARLO CARRA’ (Quargnento 1881 – Milano 1966)

Nato a Quargnento nel 1881, si scrisse solo nel 1906 all’Accademia di Brera di Milano, coltivando sin da bambino però la predilezione per il disegno. Fu in seguito infatti ad una lunga malattia che lo costrinse a letto che Carrà ebbe l’occasione di scoprire la propria passione che nei primi anni lo portò a praticare la professione del decoratore. A Milano durante gli anni dell’Accademia, allievo di Cesare Tallone, si inserì appieno nella vita culturale della città promuovendo assieme ad Umberto Boccioni e Luigi Russolo il “Manifesto per la Pittura Futurista”, senza trascurare però anche le esperienze cubiste che si stavano consumando soprattutto a Parigi. Durante gli anni della guerra Carrà sentì distintamente l’esigenza di allontanarsi dai futuristi per avvicinarsi a temi più reali, intesi in un modo del tutto personale; in questi anni l’artista conobbe a Ferrara, dove era stato ricoverato dopo la chiamata alle armi, Giorgio De Chirico e Filippo De Pisis, con i quali definì i principi teorici della Metafisica, di cui però lui diede sempre una lettura personale dotata di maggior poesia. Collaborò con numerose riviste tra cui “La Voce” sulla quale nel 1915 pubblicò “Parlata su Giotto e Paolo Uccello Costruttore”, scritto fondamentale che conteneva la fine dell’appartenenza dell’artista il movimento futurista e i germogli della sua adesione ad un sentimento più primitivista, che lo portarono successivamente ad aderire al movimento “Valori Plastici”. La produzione degli anni Trenta vide due fondamentali filoni: il primo più intimista, dedicato alla poetica delle cose ordinarie e dei paesaggi, il secondo, dedicato alla realizzazione di opere monumentali come gli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano. Negli ultimi anni il pittore ritornò ancor di più ad una visione poetica e privata della pittura come si può apprezzare dal video proposto di seguito dove egli stesso propone ai nuovi giovani pittore un nuovo indirizzo di sperimentazione artistica.