V
Mi sembra che nel lavoro del figurare si possano trovare molte analogie con quello che è il lavoro del sogno. È chiaro che non c’è proprio niente di sognante in tutto questo.
VI
Non si tratta di una analogia fra pittura e sogno per quanto riguarda il tipo delle immagini. (Questa specie di analogia è stata coltivata con tanta applicazione da certo surrealismo che si è finito per mettere insieme un armamentario di «mostruosità oniriche» del tutto fittizie e convenzionali). Si tratta di una analogia di funzionamento (cfr. AA. VV., Viaggio in Italia. Emilio Tadini, catalogo della mostra, Studio Marconi, Milano 1971).
Nel 1971 Tadini organizzò due mostre contemporanee: una allo Studio Marconi dal titolo “Viaggio in Italia” ed una negli spazi del Salone Annunciata dal titolo “Paesaggio di Malevič”. Entrambe le esposizioni avevano come obbiettivo il confronto tra una pittura di pensiero, come quella di Malevič, e una pittura di immagini proposta con la rappresentazione di oggetti di uso comune. Tale analisi è chiara anche nell’opera presentata dal titolo per l’appunto “Paesaggio di Malevič”: forme geometriche tratte dalle opere del pittore russo sono contrapposte a solidi concreti che possono variare da oggetti di uso comune, come occhiali e scarpe, ad arredi urbani che si ritrovano analoghi nelle tele intitolate “Viaggio in Italia” esposte allo Studio Marconi. Due sfere espressive in apparenza antinomiche danno quindi vita ad una nuova soluzione compositiva che non fa che rafforzare le posizioni di entrambe: esiste l’astratto perché esiste il concreto, in un gioco di rimandi continui che portano la mente su nuovo livello esperienziale, mai percorso prima. Parafrasando le parole dello stesso Tadini, lavorare a una figurazione, infatti, non può risolversi nella traduzione letterale di un pensiero già conosciuto perché se fosse già conosciuto sarebbe già stato espresso.