GETULIO ALVIANI (Udine 1939 – Milano 2018)
Nato a Udine nel 1939 è stato protagonista indiscusso dell’arte Programmata e delle ricerche ottico – cinetiche dei primi anni Sessanta. Già alla fine degli anni Cinquanta cominciò la sua ricerca sulla percezione rivolgendosi a materiali di origine industriale: le sue superfici erano infatti dei piani metallici che venivano fresati in modo tale da dare diverse illusioni ottiche a seconda della luce e del punto di vista dello spettatore. Tali superfici si moltiplicano sempre più fino ad assumere caratteri architettonici riassumendosi in pareti intere. Molte sono le partecipazioni ad eventi internazionali come le mostre al MOMA a New York e a Documenta presso Kassel. Dopo la creazione di veri e propri ambienti legati alla percezione visiva dello spettatore, Alviani si dedicò a partire dagli anni Settanta alla realizzazione di strutture tridimensionali derivate da regole matematiche e allo studio della fenomenologia cromatica. Qui di seguito si propone un’intervista realizzata all’artista nel 2016 dove vengono riproposti alcuni confronti tra la società in cui il pittore crebbe e la società contemporanea.