GIORGIO DE CHIRICO (Volos 1888 – Roma 1978)

Nato a Volo in Grecia nel 1888, nacque in una famiglia agiata e passò i primi anni della sua vita in terra greca assieme alla famiglia e al fratello, Andrea Alberto, che prese successivamente il nome di Alberto Savinio, divenendo anche egli pittore, musicista e letterato. La sua formazione cominciò quindi prima a Volo seguendo il pittore greco Mavrudis, e poi ad Atene dove frequentò il liceo e il Politecnico approfondendo la pittura. Nel 1906 insieme al fratello e alla madre, lasciò la Grecia e si recò prima a Milano e poi a Firenze, dove si iscrisse all’Accademia di Belle Arti. In questi anni non si stabilì mai per lunghi periodi nella stessa città e visitò quindi anche Monaco, dove conobbe la pittura di Arnold Böcklin e Max Klinger, nonché tra il 1911 e il 1915 visse a Parigi, dove già risiedeva il fratello e dove conobbe i maggiori artisti dell’epoca come Max Jacob e Pablo Picasso. Allo scoppio della guerra entrambi i fratelli si arruolarono volontariamente e vennero assegnati alla città di Ferrara, dove trovarono altri due artisti loro contemporanei, Carlo Carrà e Filippo De Pisis, con i quali si cominciò a ragionare sui primi nuclei compositivi di quella che divenne poi la pittura metafisica. Nel 1925 si recò a Parigi dove si stava sviluppando la pittura surrealista a cui lui si rivolse in maniera distaccata, come peraltro aveva fatto con le altre avanguardie, mantenendo un linguaggio del tutto personale: lo spazio della tela era scandito da quinte prospettiche vuote o abitate da figure evocative in continuo dialogo con la classicità come gladiatori, cavalli e colonne. Numerosi furono nella sua produzione anche gli autoritratti nei quali si rappresentava con toni volutamente celebrativi o ironici (si pensi infatti al suo autoritratto in vesti da torero) assumendo le pose tipiche dei ritratti classici dei condottieri o dei grandi principi. Un altro elemento ricorrente nella pittura di De Chirico fu la presenza del manichino che molto probabilmente cominciò a comparire nelle tele anche grazie ad uno scritto del fratello Savinio: nel 1914 infatti il fratello pubblicò sulla rivista “Soirées de Paris” di Apollinaire un piccolo poemetto dal titolo “L’uomo senza volto”: il manichino quindi diventava il simbolo dell’uomo contemporaneo completamente depersonalizzato e il compito dell’artista era quello di liberare l’arte dal continuo rimando alla figura umana per liberare finalmente sensazioni ed emozioni in modo puro e spersonalizzato. De Chirico espose alcune volte anche con gli artisti di “Valori plastici” ma in seguito rifiutò completamente qualsiasi appartenenza ad alcun gruppo artistico promuovendo una pittura personale basata sulla persistenza di richiami archeologici e barocchi. La sua produzione pur rifiutando completamente le influenze dei gruppi suoi contemporanei, influenzò a sua volta movimenti successivi come il realismo magico tedesco, il “Novecento” e per certi versi anche il Surrealismo. Di seguito si propone un video realizzato nel 1973 durante il quale De Chirico realizzando un quadro, parla della sua ricerca artistica.