VANESSA BEECROFT (Genova 1969)

Nata a Genova nel 1969, dopo la maturità artistica si iscrisse alla facoltà di architettura per poi concludere i propri studi all’Accademia di Belle Arti di Brera. Fin da subito la sua scelta espressiva fu quella di realizzare delle performances che prevedessero l’intervento di una moltitudine di presenze femminili vestite, truccate e posizionate all’interno di uno spazio vuoto e anonimo. Le figure venivano poi fatte muovere a seconda di precise coreografie, esaltate a volte dall’utilizzo della musica, altre dalla composizione della luce; ogni performer doveva seguire alla lettera le indicazioni dell’artista che prima di ogni evento impartiva delle regole comportamentali precisissime. Le donne schierate, fredde e distaccate, creavano nell’osservatore una sensazione di estraneità ai limiti del disagio, facendo percepire un forte imbarazzo e soggezione. Il corpo femminile veniva quindi esaltato nella sua purezza venendo presentato a volte quasi semi nudo, a volte con pochi accessori variopinti, quasi a sottolineare ancor più la nudità dei corpi. L’artista utilizzò molte volte anche donne con incarnati differenti in modo tale da creare già tra le figure umane delle morbide variazioni tonali. Di ogni performace l’artista stessa poi realizzava delle diapositive quasi a sottolineare la natura effimera nei suoi lavori. Di seguito si propone una breve intervista – dialogo tra il critico Achille Bonito Oliva e la stessa Vanessa Beecroft.